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Legislazione  Giurisprudenza

   


 

 

O.G.M.

    Organismi geneticamente modificati

 

    Indice argomenti:  

 

   Proposta di delibera per i Comuni   Organismi geneticamente modificati     Alcuni effetti negativi degli OGM     Biotecnologie, clonazione OGM: che confusione

 Le piantagioni di alberi geneticamente modificati nel mondo    Ingegneria genetica e fame nel mondo   I brevetti sulla vita   La mappa delle colture agricole sperimentali in Italia  I segnali positivi    Ulteriori informazioni    Siti internet sull'argomento

Cosa possiamo fare concretamente come consumatori

 

Vedi anche: O.G.M. - Gli effetti sulla salute

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEZIONE NEBRODI ORIENTALI

TORTORICI

 

 

PROPOSTA DI DELIBERA 

“COMUNE ANTITRANSGENICO”

 

Comune libero da 

 

Produzioni Agricole Transgeniche e a favore della promozione dei prodotti locali e tipici. 

 

 

 

 

Signor Sindaco, Signori consiglieri,

il gruppo di lavoro, composto da attivisti della Sezione regionale WWF e da ……..   che da tempo stanno studiando le problematiche connesse all’uso dell’ingegneria genetica applicata ai prodotti agricoli e agli alimenti, desiderano sottoporre alle S.S. L.L. le seguenti riflessioni e considerazioni, auspicando un sereno e fattivo dibattito a livello consiliare su tematiche di estrema importanza ed attualità.

Il documento è stato redatto alla luce della complessa situazione attuale per quanto attiene all’uso, alla gestione e diffusione delle tecnologie bio-ingegneristiche, tecnologie che

-          riguardano anche il territorio del nostro comune che ospita attualmente una sperimentazione relativa a ………XXX geneticamente modificata:

 

Oppure

-          sino ad ora non appare abbiano interessato il nostro Comune non essendo stato interessato da sperimentazioni in campo aperto di Organismi Geneticamente Modificati. 

 

Sulla scorta di provvedimenti già approvati nei Comuni italiani di Bubbio (AT) delibera del13/8/99, Rocchetta Tanaro delibera del (AT) 11/10/99, Roma Ordine del giorno 14/10/99, Regione Molise delibera 19/10/99, Rivoli (TO) Ordine del Giorno del 25/10/99, Villesse (GO) delibera 23/11/99, Udine comunicato Ordine del giorno del 29/11/99, Calenzano (FI) Ordine del giorno 13/12/99, Lenola (LT), Montecompatri (Roma) Ordine del giorno del 15/12/99, Grugliasco (TO) delibera del 20/12/99, Brescia  Ordine del giorno del 22/12/99, Milano Ordine del giorno del 23/12/99, Aquino (FR), Budoia (PN) Ordine del giorno del 27/01/00, Longare (VI) Ordine del Giorno del 02/02/00, di San Pier d’Isonzo (GORIZIA) delibera del 27/6/2000, di Gorizia Ordine del giorno approvato il 1/2/2000, Bordano (UD) Delibera del 12/6/2000, Tarvisio (UD) del 13/3/2000   si chiede che  anche il Consiglio Comunale di … …… impegni il Sindaco e la Giunta a dichiarare il nostro territorio  “Comune Antitransgenico”.

La velocità innovativa della ricerca nel settore delle biotecnologie è di tale portata da non poter essere confinata al semplice dialogo tra scienziati e ditte committenti, bensì richiede l’improrogabile adeguamento del bagaglio etico e culturale delle istituzioni politiche ed un loro immediato pronunciamento.

 

Hanno aderito alla proposta i seguenti gruppi:

……………………………………………………………………………………………………………………

 

CONSIDERATO

1.      che l’utilizzo nell’agricoltura mondiale delle varietà ibride ad alto rendimento ha causato l’abbandono ed in alcuni casi la scomparsa degli ecotipi locali meglio adattati all’ambiente e quindi più resistenti alle fitopatie e meno bisognosi di trattamenti con sostanze chimiche per la loro efficace produzione;

 

2.      che tale situazione ha portato ad una crescente uniformità genetica delle colture con una pericolosa dipendenza per tutte le filiere produttive da pochi detentori di brevetti genetici e chimici e con un conseguente infragilimento del sistema produttivo agroalimentare mondiale;

 

3.      che tale dipendenza è straordinariamente alta nel settore delle sementi dove, di fatto, la quasi totalità dei semi viene prodotta al di fuori del territorio nazionale con relativa perdita di un settore strategico per il nostro paese;

 

4.      che le stesse ditte produttrici di sementi promuovono l’uso massivo di composti chimici in agricoltura, con rischi sanitari altissimi per gli agricoltori, i consumatori e gravi alterazioni della flora e della fauna;

 

5.      che i produttori agricoli sono costretti a poche e sempre più costose alternative produttive con grave danno ambientale - anche a causa della mancata rotazione delle culture - con la conseguenza di un'ulteriore compressione dei prezzi dei prodotti agricoli ed un aumento, divenuto vieppiù insostenibile, dei costi di produzione degli stessi;  

 

6.      che tali cambiamenti comportano una ristrutturazione del settore produttivo agricolo con gravi scompensi socio economici, in particolare a carico dei piccoli produttori agricoli;

 

7.      che l’uso di composti chimici per l’agricoltura ha alterato gli ecosistemi relativi alla fauna e alla flora e comporta un progressivo isterilimento dei terreni;

 

8.        che nessuno studio effettuato sino ad oggi può fornire dati esaurienti sull’impatto ambientale di un organismo geneticamente modificato (OGM);

 

9.      che sono comparse recentemente negli organi di stampa locali e nazionali delle notizie allarmanti sulla probabile contaminazione delle sementi di mais e soia - che per legge dovrebbero essere “ad identità preservata” - da parte di varietà modificate geneticamente, a dimostrazione dello scarso rispetto delle multinazionali sementiere nei confronti delle norme comunitarie e nazionali che vietano l’immissione deliberata in ambiente di OGM;

 

10.  che le stesse imprese multinazionali hanno esteso il loro controllo a gran parte delle strutture di ricerca, produzione e commercializzazione, fino a raggiungere l’attuale posizione egemonica nel comparto delle biotecnologie ed in quello della produzione delle sementi, come più volte sottolineato dalla stessa Unione Europea;

 

11.  che la stessa F.A.O. da molti anni ha constatato la tendenza al rapido aumento dei Paesi che perdono la loro autosufficienza alimentare;

 

12.  che l’industria di trasformazione richiede sempre più prodotti uniformi , mortificando la professionalità  e il possibile sviluppo di un mercato legato alla valorizzazione dei prodotti tipici italiani, che, uniti alla bellezza del paesaggio e delle opere d’arte italiane, costituiscono la base di una importante risorsa economica quale è il turismo;

 

13.  che diminuiscono progressivamente le specialità alimentari con sempre minore possibilità di variare la dieta e che spesso la richiesta dei consumatori viene pilotata, anche con sistemi pubblicitari non trasparenti, verso l’acquisto di prodotti standardizzati, contrastando lo sviluppo e l’affermazione delle fasce di mercato che ricercano prodotti naturali, di alta qualità ed in particolare quelli tipici e tradizionali locali;

 

14.  che tale concetto è espresso anche nel Regolamento CE 1804/99 del 19/7/99 nel quale si dichiara che gli OGM ed i prodotti ottenuti a partire da tali basi genetiche sono incompatibili con i metodi di produzione biologici;

 

15.  che la presenza di coltivazioni manipolate geneticamente può comportare per le aziende a conduzione biologica il rischio di contaminazione genetica, con la conseguente impossibilità a continuare la propria attività a causa della revoca della Certificazione di Qualità Biologica;  che inoltre agli agricoltori confinanti con tali coltivazioni geneticamente modificate sarebbe di fatto impedita la possibilità di convertire il metodo di lavorazione convenzionale (con uso della chimica) con il metodo a conduzione biologica, limitando così la libertà di esercizio del proprio lavoro;

 

16.  che la riforma della P.A.C. (politica agraria comune) prevede un particolare impegno per il rispetto agro ambientale e la produzione di alimenti di alta qualità, e che pertanto è importante promuovere e conservare un modello di agricoltura basato sul rispetto dell’ambiente ed in grado di valorizzare le produzioni locali  e tradizionali di pregio .

 

                                                               TENUTO CONTO

 

17.   che al termine della 23a sessione della Commissione del Codex Alimentarius, tenutasi a Roma nel luglio del 99 sono state approvate le “Direttive concernenti la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione degli alimenti prodotti dall’agricoltura biologica” che dichiarano l’incompatibilità degli organismi geneticamente modificati (OGM) con le produzioni biologiche;

 

18.  che il Regolamento CE 1139/98 prevede l’etichettatura di mais e soia geneticamente modificata e dei prodotti derivati   con percentuali di OGM superiori all’1% (Reg. 49/00);

 

19.  che l’etichettatura è d’obbligo anche per i prodotti e gli ingredienti alimentari contenenti additivi ed aromi geneticamente modificati o derivati da organismi geneticamente modificati (Reg. CE 50/00);

 

20.  che la Commissione CE in data 2 febbraio 2000 ha diffuso un proprio documento denominato “Protocollo di Biosicurezza”, che rifacendosi anche al “Protocollo Cartagena” di Montreal del 29 gennaio 2000, prevede l’appilcazione del principio precauzionale e, tra le altre cose, un alto livello di protezione basato su ricerche scientifiche che escludano in modo inequivocabile possibili danni alla salute umana con particolare riferimento agli OGM;

 

21.  che il DPR 7 aprile 1999, n°128 stabilisce che nella composizione dei prodotti per lattanti e bambini fino ai tre anni è necessario prestare particolare attenzione alla conservazione, alla freschezza e all’assenza di sostanze tossiche e nocive negli ingredienti usati e, perciò, gli stessi non devono contenere residui di antiparassitari superiori a 0,01 mg/kg, né devono contenere prodotti geneticamente modificati;

 

22.  che l’OMS stabilisce il principio di precauzione sulle sostanze potenzialmente pericolose raccomandando, in caso di incertezza, il non utilizzo di tali sostanze;

 

23.  che la U.E. ha ancora in itinere la creazione di una normativa in materia assumendo al riguardo posizioni  cautelative;

 

24.  che sono pendenti alcuni ricorsi di Stati membri della U.E. rispetto alla normativa emanata ed alle autorizzazione concesse per la commercializzazione dei prodotti transgenici e che Germania, Austria e Lussemburgo hanno vietato la commercializzazione del mais BT nel loro territorio nazionale;

 

25.  che allo stato attuale è stata disattesa la volontà dei consumatori rispetto alle doverose azioni di etichettatura dei prodotti contenenti OGM in violazione dei principi di rintracciabilità e trasparenza in palese contrasto con le politiche comunitarie a favore del consumatore;

 

26.  che l'introduzione in agricoltura degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), ha sollevato notevoli dubbi e perplessità nell'opinione pubblica per motivi di ordine etico, per le conseguenze sulla salute dei cittadini, per i rischi di danni irreversibili all'ecosistema, per l'ulteriore divario che creerebbe tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo;

 

27.  che il Comune di …. sta attuando una politica di salvaguardia del territorio e delle produzioni in esso presenti e che la diffusione di prodotti transgenici metterebbe in grave rischio tale politica  causando, altresì, gravi problemi socio economici sia ai piccoli produttori presenti sul territorio, sia alle grandi aree naturali.

 

                         IL  CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA  

 

1.      A dichiarare il Comune di …….."COMUNE ANTI-TRANSGENICO"

 

2.        ad impedire che sul territorio del Comune di ……..  vengano sperimentati, allevati o coltivati in campo aperto, trasportati e commercializzati organismi geneticamente modificati, ferme restando le attuali concessioni;

 

3.        a controllare o far controllare che le attuali coltivazioni avvengano nel rispetto delle norme vigenti ed in   particolare della CE 219/90 e 220/90 sull’uso confinato di OGM;

 

4.      ad impegnarsi nella tutela del consumatore, individuando, allo scopo, gli strumenti necessari ad un processo di identificazione degli alimenti interessati da tecnologie transgeniche  e di conoscenza della reale provenienza dei prodotti contenenti  O.M.G.;

 

5.      a mettere in atto ogni intervento di competenza della amministrazione  sul controllo di qualità  degli alimenti agricolo-forestali e di allevamento prodotti nel territorio;

 

6.      ad avviare una seria campagna informativa, a tutti i livelli, sugli alimenti biologici e di qualità, sull’importanza di una sana ed equilibrata alimentazione, sui rischi connessi al consumo di alimenti contaminati con particolare riguardo agli OGM e alla loro diffusione nell’ambiente;

 

7.      ad informare attraverso incontri, i produttori presenti sul territorio comunale sui rischi dell’utilizzo di prodotti geneticamente modificati nella filiera produttiva ed i rivenditori di alimenti sugli attuali obblighi di etichettatura relativi ai prodotti contenenti OGM;

 

8.      a creare un tavolo di intesa tra produttori, industrie di trasformazione e di distribuzione del settore alimentare al fine di valorizzare le possibilità alternative che si creano sul mercato dei prodotti naturali e locali;

 

9.      ad impegnarsi sulla tutela e promozione dei prodotti agricoli di qualità, dei prodotti tipici e di quelli biologici;

 

10.  ad invitare le aziende fornitrici di pasti e derrate alle mense pubbliche (includendo quindi le mense scolastiche) a dichiarare formalmente il non utilizzo di alimenti contenenti O.G.M. ed a prevedere l'inserimento di una specifica clausola vincolante in tal senso in occasione della prossima gara d'appalto di ogni mensa pubblica;

 

11.  a richiedere al Governo Italiano un impegno per:

-         la moratoria sui prodotti transgenici;

-         un controllo maggiore sui prodotti da semina per la possibile presenza di OGM;

-         una valorizzazione dei prodotti locali e dei prodotti naturali;

-         far sì che le procedure di autorizzazione di sperimentazione in campo aperto di OGM prevedano la richiesta di parere del sindaco e sia resa di pubblico dominio;

 

12.  ad interessare la Regione, la Provincia ed i Comuni limitrofi circa gli orientamenti assunti dall’Amministrazione Comunale sull’argomento OGM, verificando altresì la disponibilità di tali Enti a collaborare per il raggiungimento degli obiettivi sopra esposti;

 

13.  a richiedere alla Unione Europea che la P.A.C. europea sia caratterizzata da una valorizzazione della qualità dei prodotti non modificati geneticamente, sviluppando la ricerca sul patrimonio naturale esistente in Europa;

 

14.  (FACOLTATIVO) Ad inviare questa deliberazione ad ogni comune della provincia, alla regione , al Ministero della Sanità e al Ministero delle Risorse Agricole, al WWF Italia;

 

15.  (FACOLTATIVO) A volersi dotare di strumenti per la programmazione degli interventi, anche attraverso l’organizzazione di una giornata di studio a livello nazionale/locale  che possa permettere l’avvio di un progetto scientificamente corretto che salvaguardi la salute e gli interessi dei cittadini.

 

                                                                                                                Seguono firme

 

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Organismi geneticamente modificati (OGM): 

 la posizione del WWF  

 

Un pò di storia

 

La spinta ad un'industrializzazione crescente nel campo agricolo ha comportato, nei Paesi industrializzati, grandi problemi ambientali. Le  varietà selezionate nei millenni che hanno  rappresentato una fonte a cui attingere non solo per migliorare i raccolti, ma anche per poter contare su varietà diverse per far fronte a mutamenti ambientali o ad attacchi di parassiti, è stata oggi sostituita da sementi sempre più omogenee, e la varietà di razze tradizionali sta scomparendo. Le multinazionali che le producono  sono arrivate a brevettare e vendere  semi accoppiati a particolari prodotti chimici (erbicidi e pesticidi) a cui sono in grado di resistere.                 

Accanto a questo grave fenomeno che porta progressivamente all’unifomità genetica delle coltivazioni, esiste anche una perdita di biodiversità delle specie selvatiche da cui l’uomo ha ricavato le varietà coltivate dovuta all’abbandono delle pratiche agricole tradizionali, all’alterazione o alla distruzione di habitat naturali. Un esempio significativo per capire l’importanza della biodiversità per l’agricoltura è fornito dalla patata, la cui coltivazione può essere messa in crisi dall’attacco di un fungo parassita, la peronospora.

 

Nel 1840, in Irlanda, la peronospora distrusse i campi di patate provocando una terribile carestia che uccise più di un milione di persone. In seguito la malattia è stata tenuta sotto controllo mediante l’uso di fungicidi, fino alla metà degli anni ottanta, quando i coltivatori hanno iniziato a registrare episodi di resistenza ai trattamenti. Negli anni novanta, si sono stimate perdite pari al 15% del raccolto mondiale, equivalenti a 3,25 miliardi di dollari; negli altopiani della Tanzania le perdite sono state quasi del 100% (Tuxill, State of the World 1999).

La salvezza dagli attacchi di peronospora può derivare dalla disponibilità di varietà diverse da quelle attualmente coltivate, in grado di resistere al parassita.

Infatti gli scienziati dell’International Potato Center di Lima, in Perù,  hanno scoperto che le patate coltivate sulle Ande secondo i metodi tradizionali e le corrispondentti specie selvatiche sviluppano resistenza alla peronospera, offrendo così nuove speranze per il futuro della coltivazione della patata.

Oggi l’introduzione degli OGM in agricoltura non fa che aggravare la già precaria situazione, creata a partire dal secolo scorso dagli ibridatori specializzati, portandola a conseguenze difficilmente  prevedibili. L’introduzione di OGM nell’ambiente, può infatti comportare cambiamenti nella capacità di adattamento delle specie all’ambiente e nei rapporti tra le specie e di conseguenza la modificazione degli equilibri dinamici naturali e dei processi evolutivi degli ecosistemi, che sono fondamentali per garantire i meccanismi dell’evoluzione naturale.

 

Lo sviluppo di OGM è molto di più che una forma accelerata di selezione di piante, animali e microrganismi basato sui naturali processi di riproduzione. Esso può creare nuove forme di vita,  può farlo ad un ritmo che non ha precedenti nella storia della Terra e fuori dal controllo e dalla portata della selezione naturale. I convenzionali processi di selezione producono nuove varietà di organismi, alcuni dei quali possono influenzare le specie selvatiche. La tecnologia OGM, incorporando nuovi geni in piante e animali, può creare rischi maggiori per la biodiversità colpendo le interrelazioni ecologiche. Anche i cambiamenti negli usi e gestione del suolo associati con la diffusione degli OGM possono avere un impatto ecologico. Inoltre, il ricorso diffuso agli OGM accelererà la perdita di biodiversità a livello di variabilità genetica intraspecifica, diminuendo la capacità di risposta evolutiva adattativa delle specie.

 

“Uno dei nostri bisogni più urgenti è quello di stabilire all’interno della comunità scientifica, alcuni mezzi per stimare e riferire in anticipo quanto riguarda i benefici e i pericoli attesi dagli interventi ambientali proposti. Una tale considerazione anticipata avrebbe potuto allontanare molte delle nostre attuali difficoltà con i detersivi, gli insetticidi,e gli agenti contaminanti radioattivi “.

(Barry Commoner, 1963, - Science and Survival – Viking Press) 

 

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Alcuni effetti negativi degli OGM 

- Si è appurato, in particolare tra i vegetali, che i “geni” inseriti in una specie possono passare ad altre. In questo modo ad esempio caratteristiche di resistenza agli erbicidi possono essere trasferite a specie che diventano in tal modo potenziali “piante superinfestanti”.

- La riduzione della biodiversità è un altro effetto dell’introduzione di OGM nell’ambiente: nuove specie con diverse caratteristiche potrebbero competere più vantaggiosamente con quelle che si sono selezionate naturalmente facendole scomparire per sempre ed innescando processi di cui non è facile prevedere lo sviluppo sia in termini ambientali che economici e sociali.

- Le possibilità di allergie. Esemplare è stato il caso della  soia in cui sono stati inseriti i geni della noce brasiliana per renderla più ricca di metionina, un aminoacido che il nostro organismo non sa produrre. La soia così creata si è rivelata fortemente allergenica per gli allergici alla noce e solo in extremis si è evitato che venisse commercializzata. Questo esempio fa anche capire l'importanza dell’etichettatura dei prodotti transgenici per informare le persone allergiche sulla insospettabile presenza in cibi o materiali (ad es. la soia) di sostanze alle quali gli interessati potrebbero essere allergici (la noce brasiliana). 

 

 

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  Biotecnologie, OGM, clonazione: che confusione!

In questi  tempi capita spesso di vedere citate a sproposito queste parole. Occorre fare attenzione. Le biotecnologie esistono da quando l’uomo e diventato prima allevatore e poi agricoltore perché biotecnologia indica semplicemente una tecnica che utilizza un fenomeno biologico. La birra, l’aceto, il vino, lo yogurt  sono tutti prodotti realizzati grazie a biotecnologie,  cioè a processi che l’uomo ha messo a punto combinando le caratteristiche di particolari microorganismi esistenti in natura con procedure che non avverrebbero naturalmente. Quindi le biotecnologie sono tutt’altro che nuove!

Nuova invece è la scoperta scientifica effettuata nel 1973 dai biologi americani Stanley Cohen e Herbert Boyer che scoprirono gli enzimi di restrizione (una sorta di forbici naturali che permettono di tagliare il DNA in punti specifici)  che hanno permesso di individuare processi molecolari per modificare porzioni di informazione genetica corrispondente a singoli geni trasferendoli da una specie ad un’altra. Organismo geneticamente modificato (OGM) è quindi un organismo nel quale con queste tecniche (dette anche ingegneria genetica o tecnica del DNA ricombinante) è stato  inserito un gene estraneo a quell’individuo, a quella popolazione, a quella specie. Usando questo metodo è possibile inserire anche geni della stessa specie, ma è più frequente il caso in cui si inseriscono geni di specie completamente differenti: quindi trasferendo un gene da una specie ad un’altra si ottiene un “nuovo” individuo che è detto “transgenico”.  Di conseguenza si parla di  prodotti transgenici, di cibi transgenici quando questi derivano da organismi manipolati geneticamente.

La clonazione è infine un fenomeno che avviene in natura per alcuni microrganismi e per alcune piante, non avviene invece naturalmente negli animali e, in particolare, nei vertebrati. La clonazione è divenuta interessante dal punto di vista commerciale perché, a differenza della riproduzione sessuale,  permette di trasmettere con certezza ai nuovi individui i caratteri ottenuti attraverso il processo complesso e laborioso della manipolazione genetica. Ad esempio una volta che si è “creata”  una pecora con una lana più folta e bella, fatto commercialmente interessante, grazie alla clonazione si possono ottenere facilmente pecore che avendo lo stesso patrimonio genetico della pecora originaria daranno lana folta e bella.

 
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Le piantagioni di alberi geneticamente modificati nel mondo

Il problema degli OGM non investe solo il campo agroalimentare, ma anche il settore forestale. Il WWF Internazionale, in un rapporto pubblicato a Londra nel novembre del 1999 dal titolo “La tecnologia delle modificazioni genetiche nel settore forestale”, ha infatti rivelato che un numero rapidamente crescente di piante GM sono immesse senza opportuni controlli in varie parti del mondo. Il WWF in tale rapporto avverte che la produzione commerciale di alberi GM potrebbe cominciare entro due anni, principalmente in Cina, Cile e Indonesia, finanziata per la maggior parte dai capitali privati delle nazioni industrializzate. Ciò potrebbe accadere anche in assenza di ricerche e regolamentazioni adeguate sull’impatto ambientale delle piante GM.

Il rapporto del  WWF conclude che il pericolo di inquinamento genetico  è elevato e può associarsi alla diffusione di nuove piante fortemente infestanti. Come per l’agricoltura potrebbero esserci effetti non previsti e non controllabili da parte dell’uomo.

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Ingegneria genetica e fame nel mondo

 

Uno dei principali cavalli di battaglia dei sostenitori della manipolazione genetica è che l’introduzione degli OGM permetterà di sconfiggere la fame del mondo. Il WWF  ritiene che questa sia una affermazione infondata  poiché la fame nel mondo non nasce dalla mancanza di tecnologie agricole appropriate, ma da problemi di tipo economico e politico che implicano una ingiusta distribuzione delle risorse tra il Nord e il Sud del Pianeta.

Il vero ostacolo alla risoluzione di tale problema va ricercato nella logica della “globalizzazione” che incide sulla struttura organizzativa della società. La possibilità di un tenore di vita decoroso, la condizione femminile e la capacità dei Governi sono gli elementi che determinano il fatto di potersi  sfamare o meno. Il premio Nobel Amartya Sen ha sottolineato che è la povertà  - e non la mancanza di cibo – la causa della fame. Infatti, agli inizi degli anni novanta, circa l’80% dei bambini malnutriti dei paesi in via di sviluppo viveva in nazioni che vantavano eccedenze alimentari. La caratteristica comune di questi paesi è una povertà dilagante, che impedisce di comprare alimenti o di poterli coltivare. La povertà comporta anche l’impossibilità di accedere alle cure mediche ed all’istruzione e impedisce di vivere in un ambiente sano: tutti fattori che aumentano la probabilità di soffrire la fame (State of the World 2000).

Nel campo agroalimentare sta avvenendo un processo simile a quello già visto nel caso dell'industria: la produzione viene portata dove non ci sono organi di difesa in termini di manodopera e di tutela dell'ambiente, dove quindi ci sono minori controlli, più libertà di sfruttamento e conseguenti costi di produzione bassissimi.

Molte nazioni indebitate, nel tentativo di guadagnare valuta straniera con cui sanare il proprio debito, puntano all’esportazione di caffè, banane, fiori e altre coltivazioni che hanno mercato, spesso a scapito della produzione interna di cibo. I maggiori beneficiari di questo trend di mercato sono di solito le grandi compagnie, gli investitori stranieri e i grandi proprietari terrieri, non certo gli agricoltori poveri. Ecco quindi che l’ingegneria genetica appare del tutto marginale rispetto a queste problematiche, anzi, grazie all’aumento dei brevetti non farebbe che aumentarli.

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I brevetti sulla vita: mezzo per tenere in pugno l’umanità?

In India, nei primi anni '90 ricercatori americani hanno scoperto che da più di un migliaio di anni si utilizzano in medicina ed in agricoltura i prodotti derivati da un albero, il neem. Questa scoperta, che appartiene alla storia ed alla cultura del popolo indiano, è stata da sempre messa a disposizione di tutti i popoli dell'area dell'Oceano Indiano, senza che mai nessuno chiedesse a questi popoli di pagare i diritti d'autore all'India

Totalmente diverso è il comportamento delle multinazionali, che prelevano i geni di questi prodotti e li brevettano sfruttando anche la carenza delle leggi dei paesi in via di sviluppo e infatti una di esse ha ottenuto nel 1994 un brevetto sulle proprietà fungicide del neem. Il meccanismo è quello di una privatizzazione, non solo nei confronti di qualcosa che appartiene alla natura e all’umanità, ma che rientra nella cultura di un popolo che per secoli lo ha messo gratuitamente a disposizione di tutti. Fortunatamente, grazie all'intervento dell'Indian Research Foundation presieduto da Vandana Shiva e da alcuni parlamentari verdi europei, in questi giorni il brevetto é stato revocato dall'Ufficio Brevetti Europeo ritenendo insufficiente la motivazione addotta, dato che queste proprietà sono note da sempre ai contadini indiani.

Il fatto di poter brevettare il gene, la pianta modificata con l'inserimento del gene e la discendenza di quella pianta, permette alle grandi aziende produttrici di sementi, di chiedere per contratto agli agricoltori che utilizzano i loro semi di non usare parte del raccolto per la semina dell’anno successivo.

Tutto ciò, unito alla scomparsa dei semi e delle coltivazioni tradizionali mette le multinazionali in condizione di realizzare grandi profitti e di acquisire un potere sociale e politico enorme.

Da ciò si comprende il grande lavoro delle lobby dei paesi avanzati che fanno pressioni sull’Organizzazione Mondiale del Commercio, affinché i brevetti vengano tutelati in ogni parte del mondo e possano essere estesi agli organismi viventi o a loro parti.

 

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Le colture agricole sperimentali in Italia

 

Molti ancora non sanno che in Italia sono stati effettuati o sono in atto numerosi esperimenti di Organismi Geneticamente Modificati in campo aperto: tra le aziende interessate citiamo Monsanto Italiana S.p.A., Novartis Seeds S.p.A., Pioneer Hi-Bred Italia S.p.A., Dekalb Italia S.p.A., Hoechst Schering AgrEvo Italia S.p.A., KWS Italia S.p.A., Advanta Italia S.p.A.. 

Dal 1997 le regioni italiane che sono state maggiormente interessate sono state:

- Lombardia  con le coltivazioni di barbabietola da zucchero resistente alla Kanamicina e all’erbicida Glufosinato ammonio (T120) o all’erbicida Glifosato, mais resistente all’erbicida Glifosato (GA21) o all’erbicida Glufosinato ammonio o alla piralide o all’Ampicillina, riso resistente all’erbicida Glufosinato ammonio (Liberty), soia resistente all’erbicida Glifosato.

-      Emilia Romagna con predominanza di coltivazioni di barbabietola, mais e pomodoro.

-      Veneto  con mais, barbabietola, soia

-      Piemonte con mais e soia

-      Marche con barbabietola, melone, melanzana, pomodoro

-      Liguria con Osteospermum e pomodoro

-      Friuli con mais e soia

-      Toscana con Barbabietola

seguono con un minor numero di siti per coltivazioni sperimentali:  

Molise (barbabietola)

Lazio (barbabietola, melone, pomodoro)

Campania (melanzana e pomodoro)

Basilicata (melanzana)

Puglia (Barbabietola)

Sicilia (melanzana).

Sembrano essere esenti da coltivazioni transgeniche la Valle d’Aosta, il Trentino, l’Umbria, l’Abruzzo, la

Calabria, la Sardegna.

Per maggiori informazioni vedere il sito del Comitato contro la manipolazione genetica degli alimenti (www.rfb.it).

 

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I segnali positivi

 

Grazie al lavoro di molti gruppi e associazioni e al conseguente aumento della sensibilità dell’opinione pubblica, negli ultimi tempi è stato possibile registrare una serie di segnali positivi che fanno sperare in una valutazione critica e approfondita di tutta questa problematica.

Innanzi tutto la richiesta di sementi OGM da parte degli agricoltori americani è molto calata poiché è aumentata la richiesta di prodotti liberi da OGM. In Italia la Coldiretti, una delle principali associazione di categoria degli agricoltori, ha lanciato per il 2000 il programma “Semina sicura” con il quale ha chiesto ai propri associati di sincerarsi circa il fatto che i semi siano liberi da OGM. Sempre in Italia le sperimentazioni in campo aperto di OGM che avevano raggiunto nel 1999 una punta di circa 270 campi sono state ridotte per il 2000 ai soli istituti pubblici di ricerca come le Università o i centri sperimentali dello Stato.

Alcune grandi catene di supermercati hanno avviato dei canali per la vendita di prodotti biologici: tra queste la Esselunga, la COOP. Altre aziende hanno dichiarato pubblicamente di impegnarsi a non utilizzare prodotti che contengano OGM.

Per quanto riguarda il fronte della scienza, si può registrare un invito alla cautela per gli aspetti ecologici da parte dell’agenzia di protezione ambientale britannica (Nature Conservancy), della Union of Concerned Scientist e dalla FAO (www.fao.org/biotech/state.htm  - www.fao.org/FOCUS/E/SOFI/home-e.htm). Per quanto riguarda gli effetti sulla salute degli OGM si può citare la British Medical Association che rappresenta i medici britannici (The Impact of Genetic Modification on Agriculture, Food and Health – Board of Science and Education. An Interim Statement, maggio 1999). Inoltre il principio di equivalenza sostanziale, usato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per equiparare i cibi transgenici ai cibi tradizionali è stato criticato da scienziati con articoli su riviste scientifiche internazionali (vedi Nature 401).

 

E’ stato infine recentemente completato a Montreal in febbraio 2000 il “Protocollo per la Biosicurezza ” facente parte della Convenzione sulla Biodiversità e sarà ratificato tra breve da 130 paesi: esso dà grande importanza al principio precauzionale, che è il principio secondo cui, rispetto ad un nuovo processo tecnologico, occorre fare una valutazione per capire se siamo in grado di prevederne i rischi e, una volta previsti, se siamo in grado di controllare i danni, per minimizzarli.

 

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Per avere ulteriori informazioni.

 

Libri

Il secolo biotech – di Jeremy Rifkin (Baldini e Castoldi - 1998)

L’orto di Frankestein. Cibi e piante transgeniche – di Jean Marie Pelt (Feltrinelli - 2000)

Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni - di Vandana Shiva (Cuen - 1999)

Osservazioni sull’agricoltura geneticamente modificata e sulla degradazione della specie (Bollati Boringhieri - 2000)

Biologia come ideologia – di Richard Lewontin (Bollati Boringhieri - 1991)

State of the world 1999 – Lester R. Brown  ed altri (Edizioni Ambiente - 1999)

State of the world 2000 – Lester R. Brown  ed altri (Edizioni Ambiente - 2000)

Il Filo della vita – di Susan Aldridge (Dedalo Libri - 1999)

La diversita’ della vita – di Edward Wilson (Rizzoli – 1993)

 

 

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Siti internet

 

www.rfb.it dove si trovano leggi in materia e  anche la proposta per far deliberare al proprio comune di diventare antitransgenico

www.greenpeace.it  con una serie di documenti

www.tebio.org è il sito al quale far pervenire le adesioni e dove si trova il documento che fa da base ideale per tutte le associazioni che combattono contro il transgenico

www.amab.it  è il sito dell’Associazione Mediterranea per l’agricoltura biologica che è partner del WWF per questa materia.

www.biodiv.org  per la Convenzione Sulla biodiversità  

www.unep.org  Sito delle convenzioni internazionali sull’ambiente    

www.panda.org  e www.wwf.it Siti del WWF Internazionale e del WWF Italia  
http://www.antivivisezione.it/index.html  E' il sito del Comitato Scientifico Antivivisezionista manipolazioni genetiche. (C.S.A.), con documenti sulle
manipolazioni genetiche.

 

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Cosa possiamo fare concretamente come consumatori

 

Le multinazionali sembrano invincibili, ma poggiano il loro potere sull’atto d’acquisto del singolo consumatore che deve quindi essere consapevole del suo potere. Ecco alcuni suggerimenti.

·         Innanzitutto occorre fare attenzione a quello che si acquista. Dal primo di aprile 2000 l’Unione Europea ha stabilito che i prodotti con più dell’1% di ingredienti OGM debbano riportarlo sull’etichetta, perciò è bene prestare attenzione. In particolare i prodotti che provengono da USA e Canada (ad esempio i cereali per la prima colazione e i prodotti a base di margarina), hanno molte probabilità di contenere ingredienti OGM.

·         Prendere atto che il decreto del Presidente della Repubblica n.128/99 vieta di utilizzare OGM per gli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini fino ai 3 anni. Chiedere all'industria alimentare di adeguarsi in tal senso e auspicare che sugli altri prodotti destinati a tutti sia riportata la scritta "da non dare ai bambini fino a tre anni".

·         Informarsi circa le aziende che dichiarano di non impiegare prodotti OGM.

·         Cercare di acquistare prodotti biologici, ormai reperibili  anche nei supermercati a prezzi di poco

superiori ai prodotti normali. Anche i prodotti dei negozi del commercio equo e solidale sono senza OGM.

·         Privilegiare i prodotti tipici della zona in cui si vive ed evitare i cibi preconfezionati.

·         Chiedere che i fornitori di materie prime (grano, soia ecc.) tengano assolutamente distinti sin dall’origine i materiali OGM da quelli tradizionali per evitare contaminazioni.

·         Fare pressione sui politici affinchè, all’atto del voto nelle sedi istituzionali (Parlamento europeo,  Parlamento italiano), tengano presente che la salute dei cittadini e la salvaguardia dei sistemi naturali sono più importanti del profitto.

 

 

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